IL CORALLO, UNA STORIA QUASI ESCLUSIVAMENTE MEDITERRANEA

La storia ornamentale, esoterica ed artistica della lavorazione del corallo è una storia quasi esclusivamente mediterranea: pelasgi e protosardi, villanoviani e fenici, egizi, illiri, etruschi, siculi, greci, romani e siriani; e poi amalfitani, genovesi, provenzali, barbareschi, napoletani, siciliani. Circondati da un mare allora gremito di corallo di rara bellezza, nel XVI° secolo i siciliani portarono il corallo al massimo splendore dell’arte: i “curaddari” di Trapani producevano le più doviziose “gulère” o collane, del tempo. La fama del trapanese Ciminello, principe dei “curaddari” , raggiunse tutti i confini d’europa. Poi, un poco alla volta, Trapani decadde. E decaddero Sciacca e Messina.

Il mare siciliano vide sempre più numerose le “barche coralline” dei genovesi, dei livornesi, dei provenzali, dei napoletani. All’inizio dell’ottocento, in piena espansione dell’arte del corallo per merito soprattutto dei napoletani, il marsigliese Martin impiantò una fabbrica di corallo a Torre del Greco, nel cinquecentesco palazzo Caracciolo: nel giro di pochi decenni Torre del Greco divenne non solo il maggior centro europeo di lavorazione del corallo, ma anche la principale base di pesca e di commercio. Al punto che gli opifici stranieri scomparvero, e la produzione si concentrò quasi esclusivamente a Torre del Greco, intorno alla gloriosa “scuola di incisione del corallo e di arti decorative e affini” fondata nel 1879, dal quale uscirono schiere di artigiani raffinatissimi e di artisti.




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Oggi, il 90% di tutto il corallo pescato nel mondo finisce nelle botteghe di Torre. Qui viene lavorato, e di qui, secondo il genere di produzione, riparte per tutto il mondo. Ed è di Torre del greco il primato nella lavorazione artigianale di questo e di altri materiali marini. Quando Ferdinando IV re di Napoli diede ai torresi, con il “codice corallino”, una sorta di monopolio, la bandiera della piccola città recava una torre fra due rami di corallo. E in larga parte il visibile benessere della città anche oggi deriva dal corallo, che da oltre un decennio ha ripreso quota in tutto il mondo ed è in continua espansione: una domanda tanto maggiore quanto più va riducendosi la pesca.

Fino a pochi decenni fa si pescava con l’ingegno, uno strumento composto da una grossa croce di legno appesantita da un macigno all’intersezione dei bracci, e munita di numerose reticelle e maglie fitte, dette “codazzi”. Oggi, nel Mediterraneo, almeno sui fondali più bassi, assai più proficuo è l’intervento dei sommozzatori. Secondo la provenienza il corallo si distingue in mediterraneo o “nobile” e in giapponese.